Dicono di lui

Distillando la vasta produzione di Maddoli nel sacro si rinvengono elementi di completamento di un linguaggio che per un verso è stato quello dei paesaggi muti, senza la presenza umana, e dall’altro si è manifestato nell’intensità espressiva dei ritratti. Dunque, nel sacro c’è una coniugazione delle due ottiche attraverso l’animazione dell’ambiente, già di per se permeato di accenti mistici e la resa plastica dei corpi che supera la rappresentazione iconica per diventare elemento dinamico della narrazione ispirata ad una fede intensa.

Massimo Duranti (1994)


Ecco dunque , il sapiente ordito delle sue “architetture” mistiche e silenti, le sue spiagge solitarie, i sentieri che conducono ad aie fatte d’aria contro i muri delle case senza finestre sia in aperta campagna sia negli interni domestici , perfino nei ritratti così sovente belli , ecco dicevo un ritorno costante ad una pittura come scelta di vita . Senza preoccupazioni di contemporaneità né di essere assolutamente moderno.

Antonio Carlo Ponti (1994)



Giorgio Maddoli .si appagò di vivere come un aristocratico “flaneur” nelle periferie di aree non sconvolte; di essere l’osservatore di una pittura che faceva vivere dal di dentro la semplice ed intima verità delle cose cercando nell’anima. Da quelle osservazioni derivava una ispirazione che, superato il dettaglio naturalistico ed il compiacimento accademico, sottolineava il senso spirituale delle cose e costruiva la luminosità interiore di un dialogo intimo con il sacro. E’ su questi margini che limiti ontologici di un opera come questa devono essere misurati : orizzonti entro cui si fanno più nitide ed intelligibili le quiete soste di una narrazione appagante che va riconosciuta anche per quel poco o tanto di silenzioso eroismo che ebbe nel resistere alle elucubrazioni dell’avanguardia.

Italo Tomassoni (1994)


Davanti alla immagine vivificata da pensose espressioni l’artista porta l’ebbrezza di un paesaggio in cui nulla stride od urla , in cui splende soltanto la sinfonia religiosa delle luci .

Dal “ Corriere dell’ Umbria “ R.A.I. aprile 1976 Franco Angelini


Il mondo , l’attualita’ , le attese , le speranze , i principi saldi e giustissimi del pittore sono tutti li’, nella superficie dipinta .

Presentazione per la Personale 1975 Domenico Coletti Quadreria “ Il Perugino “



Giorgio Maddoli identifica lo stile con l’uomo ; nella dolcezza del temperamento , nella trepida attesa di un miracolo in tutte le cose semplici che circondano la sua vita , questo pittore rivela una perfetta coerenza di espressione che si traduce tanto nella vita che nell’arte con uguale chiarezza. La poeticita’ che emana dai paesaggi di questo artista e’ legata agli aspetti della sua terra ed ottenuta con un atto di umilta’ che gli permette di accogliere e di esprimere la segreta parola sospesa nell’ aria magica della campagna umbra . E’ nel ritratto che egli ha conquistato una piu’ sicura e penetrante caratterizzazione umana , superando gli affetti attraenti dell’ apparenza per giungere alla sostanza piu’ vera dei soggetti che egli dipinge con lo stesso aspetto con cui si pone in rapporto con il prossimo. Ricordo il volto di un frate magro , che sembrava staccato da un consunto affresco del quattrocento ; in opere come questa vedo tradursi anche quella religiosita’ che vive , latente , in ogni tela di Maddoli. Non si dimenticano le sue spiagge desolate , con l’ improvviso spicco di una barca all’asciutto , come un fiore nel deserto , e certe ‘ giostre ‘ accampate ai margini della citta’ , con l’aria sonnolenta dell’estate che incombe sui tendoni : in ogni sua pittura si sente una ragione intima ed umana che l ‘ ha mossa , come raramente accade nei nostri giorni.

Presentazione catalogo per la Personale 1969 Valerio Mariani, Perugia, Sala della Vaccara


Protagonista dell’arte di Maddoli e’ il silenzio , il colore del silenzio , la sua drammaticita’ . E questo silenzio ha uno spessore che diventa fatto , realta’ , verita’ , filosofia .

Dal “ Corriere dell’ Umbria “ R.A.I. 22/9/1964 Duccio Travaglia


Le cose di Giorgio Maddoli cessano di avere un loro peso oggettivo e diventano occasioni di ritmi , di colore e di spazio . Si guardino i migliori tra i suoi disegni come sono raccolti e come la grafia e’ casta .

“ Il Popolo “ dicembre 1950 Ennio Francia


Apparentemente un’arte cosi’ chiara e direi ingenua puo’ sembrare lontana dalla nostra sensibilita’ di angoscia e di dramma , ma ad un secondo sguardo quella angoscia e quel dramma riemergono dai colori ingenui e dal disegno elementare anch’esse schiarite e semplificate in una evidente trasposizione che , non negando la realta’ , la illumina dal di dentro di una tenue ma sicura luce di fede . In questi paesaggi deserti , tra queste case vuote , nella campagna , nelle strade , tra queste case vuote , nelle strade , nei cortili dove l’uomo ha lasciato appena la sua traccia c’e’ una assenza che non e’ solitudine , un silenzio che non e’ desolazione.

“ IDEA “ 8/1/1950 Umberto Marvardi